Ricorderete lo scorso anno la larga diffusione di un gioco molto pericoloso il Blue Whale (Blue Whale: il gioco della vita), una sfida social che concludeva la sua corsa con l’istigazione al suicidio. Un nuovo gioco sta prendendo piede sui social e desta molta preoccupazione in quanto volto a reclutare adepti tra i giovanissimi, il suo nome è “Momo”, si sta diffondendo in tutto il mondo, diversi casi sono stati riscontrati in Argentina, Stati Uniti, Germania, Francia, Russia, Messico,Brasile, Colombia, ed ultimamente il fenomeno ha raggiunto anche l’Italia, scopriamo insieme di cosa si tratta.
Chi è Momo?
Una immagine dall’aspetto terrificante, due occhi sporgenti, volto pallido, sorriso sinistro che miete vittime tramite l’utilizzo del noto social Whatsapp. L’immagine appartiene ad una scultura di una “donna uccello” esposta nel 2016 in una galleria d’arte di Tokyo, nell’ambito di una mostra su fantasmi e spettri. Si dice sia stata utilizzata in questo crudele gioco per la prima volta in Messico, quando alcuni giovani hanno creato un gruppo Facebook dopo essere stati contattati e messi in relazione tra loro da un numero sconosciuto su Whatsapp, come riportato dall’unità anticrimine informatica dello stato di Tabasco.
Cosa fa?
Dopo aver contattato le vittime inizia ad inviare immagini violente o che istighino all’utilizzo di comportamenti aggressivi e dannosi, spinge ad agire comportamenti specifici quali compiere azioni pericolose o illegali filmandosi. Si avvale di minacce qualora il malcapitato si rifiuti di partecipare, tra queste il ricatto di inviare la sfida ai propri contatti e la divulgazione di contenuti personali sul web. La fascia di età maggiormente colpita è quella tra i 10 ed i 14 anni, alcuni dei ragazzi coinvolti hanno raccontato che la figura terrificante minacciava di presentarsi loro di notte incutendo timore pur essendo nelle proprie case. Il messaggio arriva per la prima volta via Whatsapp, il numero ha un prefisso estero, la maggior parte delle volte spagnolo.
Cosa fare?
È importante non rispondere alla chat e avvertire subito i propri genitori i quali possono rivolgersi alle forze dell’ordine che sono già allertate in Italia rispetto al fenomeno, è fondamentale segnalare sempre anche solo un primo contatto. Alcune vittime Italiane sono state riscontrate a Pomezia, ad Aprilia, nella zona sud pontino, a Fondi ed a Latina, dove sono arrivate diverse segnalazioni allo sportello dei minori guidato da Monica Sansoni. Quest’ultima invita le famiglie a prestare attenzione all’utilizzo social dei propri figli e monitorarne l’atteggiamento per accorgersi di eventuali stranezze. In queste zone si è anche attivato un servizio scolastico di sensibilizzazione su bullismo e cyberbullismo da parte di alcuni referenti, esperti del fenomeno, che le famiglie possono contattare in caso di necessità. Si può uscire da questo tipo di situazioni ma bisogna affidarsi a chi conosce bene i meccanismi che si celano dietro questi macabri e rischiosissimi giochi, per agire in maniera giusta e con le adeguate competenze.
Quali le implicazioni?
Il cyberbullismo, al pari del bullismo ( Bullismo conoscerlo per sconfiggerlo! ), può provocare danni non indifferenti sugli adolescenti. Ricordiamo che si tratta di azioni tese a recare danno intenzionale in maniera sistematica, in questo caso sembra giornaliera. L’asimmetria di potere tra le parti è evidente, l’utilizzo dei social aiuta i bulli a nascondersi ed essere ancora più crudeli nelle loro azioni, e non permette alla vittima di liberarsene in nessun momento essendo perseguitata anche in un ambiente sicuro e protetto come la propria casa. I danni che il bullismo può creare a giovani adolescenti possono essere diversi, tra questi i disturbi dell’umore, che possono tramutarsi nel tempo in forme di depressione anche gravi con le relative conseguenze ( Le vesti della depressione, indossarle per capirle ). Altra sfaccettatura è l’apprendimento vicario che può derivare dalla continua visione ed incitazione al mettere in atto comportamenti violenti ed aggressivi, comportando la possibilità di manifestare ed utilizzare a propria volta tali comportamenti nei confronti di altre persone imitandoli e ritenendoli accettati dalla società ( Aggressività: caratteristica innata o apprendimento sociale? ).
L’invito è quello di essere attenti e presenti nella vita dei propri figli, evitare il panico e rivolgersi a persone competenti come le forze dell’ordine per la denuncia dei casi. Avvalersi poi di aiuti da parte di psicologi e personale esperto per affrontare le conseguenze di questo tipo di situazioni, preservando l’integrità psichica degli adolescenti coinvolti, ed evitando gravi conseguenze.