Alcuni ricercatori si sono interrogati sulla possibilità che un bambino che sperimenta violenza, povertà o abbandono invecchi più velocemente rispetto ai coetanei che non vivono talune drammatiche esperienze.Una lunga serie di ricerche ha dimostrato che le esperienze infantili traumatiche come abusi, traumi, violenze sessuali e povertà possono influire negativamente sulle persone fino all’età adulta. Le conseguenze negli adulti che sono state associate a esperienze infantili avverse includono il disturbo da stress post-traumatico, depressione, sintomi dissociativi e altri disturbi psichiatrici, oltre a malattie fisiche come il diabete, il cancro e malattie cardiovascolari.
Una meta-analisi di quasi 80 studi, con più di 116.000 partecipanti totali, ha tentato di dare una risposta a questo quesito conducendo ricerche sui fattori psicologici che possono danneggiare i nostri telomeri, le punte protettive che risiedono alla fine dei cromosomi. Quando i telomeri diventano troppo corti, smettono di dividersi e le cellule invecchiano (è per questo che “si muore di vecchiaia”). Oltre ad accorciarsi, però, gli scienziati hanno scoperto che i telomeri si allungano, il che rallenta il processo di invecchiamento. Successivamente queste persone sono state divise in due gruppi sulla base di due categorie di avversità che si possono riscontrate durante l’infanzia: l’uno era composto da soggetti che da bambini avevano subito un evento traumatico di tipo violento (come essere picchiati o assistere ad un omicidio), l’altro formato da persone che in passato avevano sperimentato traumi correlati a deprivazione affettiva o economica (come l’abbandono da parte dei genitori o delle istituzioni). Fatte queste due distinzioni, gli scienziati hanno analizzato tre aspetti tipici dell’invecchiamento biologico di un essere umano: la pubertà precoce, cerebrale e l’invecchiamento cellulare. Ciò che hanno scoperto è che i bambini che vivevano traumi di tipo violento, ma non quelli di deprivazione, raggiungevano la pubertà più velocemente dei loro coetanei; andare in pubertà precoce a 6-7 anni può essere un campanello d’allarme nel senso che il corpo, in qualche modo, sta forzando il cambiamento cellulare prima del previsto, mentre i bambini che hanno sperimentato la povertà o la negligenza non hanno mostrato nessuno dei due segni di invecchiamento precoce. Sono stati esaminati i dati di altri studi per individuare le associazioni tra le avversità della prima infanzia e lo sviluppo cerebrale. Gli scienziati hanno, inoltre, rilevato che le avversità dell’infanzia erano effettivamente associate all’assottigliamento corticale, un segno di invecchiamento, dato che la corteccia si assottiglia con l’età. Traumi e violenza sono stati correlati a diradamento nella corteccia pre-frontale ventro-mediale (coinvolta nella elaborazione sociale ed emotiva) e la privazione è stata associata a un ridotto spessore corticale del fronto-parietale e le reti visive che sono coinvolte nella elaborazione sensoriale e cognitiva.
Alcuni dei fattori che possono determinare l’invecchiamento dei telomeri e prevenire l’invecchiamento precoce a livello cellulare sono: una dieta sana, la genetica, il modo in cui si risponde allo stress, il sonno ristoratore e l’esercizio fisico regolare. Ma oltre a questi fattori, gli scienziati hanno identificato cinque modelli di pensiero tossici che potrebbero anche portare a telomeri più brevi e all’invecchiamento precoce:
- pessimismo,
- cinica ostilità,
- ruminazione,
- soppressione del pensiero,
- mente vagante.
Tuttavia gli scienziati sono unanimi a ritenere che gli sforzi per prevenire queste disparità di salute devono iniziare anche durante l’infanzia poiché possono contribuire ad allungare la vita delle persone.