Esperimenti, Psicologia pratica, Test

EFFETTO STROOP: ma cosa leggi?

Prende il nome dal Prof. R. Stroop che scoprì uno dei fenomeni più conosciuti in Psicologia sperimentale, egli condusse un esperimento durante il quale ad un soggetto vengono mostrate delle parole scritte con colori differenti. Il compito consiste nel ripetere ad alta voce il colore dell’inchiostro con cui è scritta la parola. Per cui l’informazione “rilevante” è il colore e non il significato della parola (informazione non rilevante). E’ possibile rendere l’esperimento più difficile introducendo degli stimoli neutri (visualizzazione di solo parola o solo colore), congruenti (parola “rosso” è scritta con lo stesso inchiostro del colore di riferimento) e incongruenti (parola “rosso” è scritta in “verde”).

Dall’esperimento è emerso che i tempi di risposta dei soggetti in presenza di stimoli incongruenti sono nettamente più lunghi rispetto al compito eseguito in presenza di stimoli congruenti; nonostante i soggetti fossero istruiti affinché non tenessero conto del significato della parola ma del colore (informazione “rilevante”).

Scopo di questo esperimento è creare un’interferenza cognitiva e semantica; in questo modo la mente è portata a leggere meccanicamente il significato della parola (es. leggere rosso anche se scritto con inchiostro giallo!). Il Test di Stroop rappresenta, senza dubbio, una consolidata procedura per lo studio dell’attenzione selettiva.

Due importanti teorie hanno tentato di spiegare gli esiti di questo effetto:

  • Teoria della Velocità di elaborazione: l’interferenza si verifica quando la parola è letta più velocemente del riconoscimento del colore dell’inchiostro con cui è scritta;
  • Teoria dell’Attenzione selettiva: l’interferenza si verifica a causa dei nomi dei colori che richiedono una maggiore attenzione rispetto alla lettura delle parole.

E’ evidente che il paradigma di Stroop diventa fondamentale per lo studio del bilinguismo, ad esempio, o per indagare l’effetto dell’interferenza cognitiva sulle emozioni. Utilizzato anche per studiare la velocità di elaborazione dello stimolo, le funzioni esecutive, la memoria di lavoro e lo sviluppo cognitivo in diversi settori. Le ricerche successive hanno dimostrato che i tempi di reazione diminuiscono sistematicamente dalla prima infanzia fino all’inizio dell’età adulta; ciò vuol dire che la velocità di elaborazione aumenta con l’età e che il controllo cognitivo diventa sempre più efficiente; tali cambiamenti sono strettamente legati allo sviluppo della memoria di lavoro e ai vari aspetti del pensiero.

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