Fobia, dal greco phobia, letteralmente temere, è una forma irrazionale di paura intensa e persistente di un oggetto, una situazione, un’animale che non rappresenta una reale minaccia per chi la sperimenta. Di seguito forniremo una breve e generale panoramica su questo affascinante tema, che approfondiremo, di fobia in fobia, nei prossimi articoli!
Quando la paura diventa fobia?
- Quando è sproporzionata rispetto all’oggetto o alla situazione
- Quando non è controllabile dal soggetto nonostante gli sforzi
- Quando il soggetto non riesce a spiegare razionalmente cosa lo spaventi
- Quando persiste ed altera le scelte dell’individuo
- Quando è sempre affrontata con un sostanziale evitamento dell’oggetto o della situazione
- Quando vi è un riconoscimento rispetto alla non pericolosità dell’evento o dell’oggetto temuto
I soggetti fobici, sperimentano, dunque una paura estrema ed irrazionale che non riescono a governare, sono letteralmente terrorizzati anche solo dall’idea di entrare in contatto con il proprio oggetto fobico, pur essendo consapevoli dell’assenza di pericolo. Può verificarsi in presenza di un animale innocuo come un gatto o una lucertola, può riguardare specifici luoghi come gli ambulatori o gli ospedali, può riguardare eventi o azioni, come prendere la metropolitana, l’aereo o andare a scuola, o azioni passive come esporsi a terapie mediche.
Come sono classificate le fobie dalla psicologia clinica?
Il DSM-5 include le fobie tra i disturbi d’ansia insieme a:
- Disturbo d’ansia da separazione
- Mutismo selettivo
- Disturbo d’ansia sociale
- Disturbo di panico
- Agorafobia
- Disturbo d’ansia generalizzato
- Disturbo d’ansia da condizione medica
- Altro Disturbo d’ansia specifico
- Disturbo d’ansia non altrimenti specificato
Quali sono gli effetti?
Le fobie agiscono neurofisiologicamente sull’individuo in maniera molto simile all’ansia ed alla paura, nello specifico aumentano il battito cardiaco che assume un ritmo irregolare, il respiro diviene corto ed affannoso, possono sopraggiungere sintomi gastrici, urinari o intestinali, possono attivarsi risposte dermiche come rossore o sudorazione; nella totalità dei casi questi sintomi si risolvono attuando una strategia immediata e disfunzionale, l’evitamento ossia la fuga! Questa soluzione può rivelarsi risolutiva nel breve termine, ma comporta un’aggravarsi della situazione nel lungo termine. Infatti, ogni qualvolta si reagisce con la fuga, la pericolosità della fobia sarà confermata predisponendo così ad un evitamento successivo, in questo modo si attiverà una risposta automatica difficile da modificare, un vero e proprio circolo vizioso che intrappola l’individuo.
Il punto della psicoanalisi
Semplificando, Freud intendeva le fobie come uno dei possibili esiti del meccanismo di rimozione, nel caso specifico un esito fallimentare. Quando l’ammontare affettivo, legato a ciò che s’intende rimuovere, è particolarmente ingente e difficile da piegare alla rimozione, entra in gioco la formazione sostitutiva, l’entità da rimuovere subisce un processo di trasformazione incanalandosi nell’oggetto fobico. H.Siegel, sulla scia delle teorie kleiniane, ritiene che la fobia sia esito di una proiezione di fantasie persecutorie fissate su un oggetto esterno, ossia, l’individuo inconsciamente riversa le proprie paure ancestrali su di un contenuto che è al di fuori di lui, che può vedere, che può evitare e che può, dunque, controllare!
Quali sono le fobie più comuni e quali quelle più strane?
Quali sono le fobie più comuni? | Quali sono le fobie più assurde? |
Acrofobia, paura delle altezze | Omatofobia, paura degli occhi (fobia sociale) |
Ofidiofobia, paura dei serpenti | Tocofobia, paura del parto |
Glossofobia, paura di parlare in pubblico | Pogonofobia, paura delle barbe |
Aracnofobia, paura dei ragni | Coulrofobia, paura dei clown |
Claustrofobia, paura degli spazi chiusi | Ombrofobia, paura di bagnarsi con la pioggia |
Musofobia, paura dei roditori | Hilofobia, paura di alberi e foreste |
Belenofobia, paura degli aghi | Tripofobia, paura dei buchi |
Ci si può liberare dalle fobie?
È possibile trattare le fobie, se non associate ad altre psicopatologie, in maniera funzionale ed anche piuttosto rapida per merito, innanzitutto, di un percorso terapeutico cognitivo-comportamentale. È possibile ricorrere ad un’esposizione graduale allo stimolo fobico, riducendo in maniera immaginifica o reale la distanza tra il paziente e l’oggetto temuto, contestualmente all’applicazione di tecniche di rilassamento, precedentemente apprese! Queste terapie sono risolutive nella stragrande maggioranza delle fobie specifiche!