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S’i fosse foco, arderei ‘l mondo: un viaggio nella mente del piromane

Cos’è la piromania? Si tratta di una tendenza irrefrenabile e compulsiva ad appiccare incendi, se ne sente parlare spesso nella stagione estiva, a causa degli ingenti danni ambientali che provoca. Cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta e chi sono i piromani!

Il piromane è spinto ad appiccare fuochi con l’unico obiettivo di lenire il proprio stato di tensione emotiva ed iperattivazione; il fuoco sembra l’unico ed insostituibile elemento in grado di fornire sollievo. Non si può parlare di piromania quando l’incendio doloso è mosso da cause economiche, materiali, o finalizzate alla vendetta e all’arrecare danno all’altro!

La piromania è classificata nel DSM 5 tra i disturbi del controllo degli impulsi, dove si sostanzia un’impossibilità di resistere ad una tentazione irrefrenabile. Tale impulso porta a mettere in atto comportamenti pericolosi per sé stessi o per gli altri, finalizzati ad alleviare un doloroso stato di tensione psichica e fisica (nevralgie, accelerazione del battito cardiaco, alterazioni gastriche ecc.) e la cui messa in atto comporta gratificazione e sollievo. Nello specifico le caratteristiche riconosciute in letteratura sono:

  • Aver appiccato 2 o più incendi in maniera deliberata ed intenzionale
  • Sperimentare un potente stato di eccitazione emotiva, (talvolta anche sessuale, manifestandosi come particolare perversione), o una forte tensione prima che il fuoco arda
  • Dimostrare una forte attrazione per contesti e situazioni afferenti al fuoco
  • Sperimentare sentimenti di piacere, gratificazione o sollievo, sia durante l’incendio che per le conseguenze distruttive che comporta
  • Questi episodi potrebbero essere correlati con disturbi della condotta, personalità antisociali o episodi maniacali

Nel caso specifico la piromania è un disturbo episodico ma cronico, chi la mette in atto sviluppa una vera e propria dipendenza da questo comportamento pericoloso e disfunzionale, rifiutando così le cure; eventuali terapie sono seguite solo se decretate da autorità superiori in quanto, questo comportamento, è perseguibile penalmente.

Tale patologia è, in una grande percentuale dei casi, esito di un evento traumatico precoce, spesso abusante; la fiamma è infatti un mezzo di autoespressione e la capacità di dominarla un segno di rivalsa e di affermazione della propria forza e del proprio potere. L’interesse per le fiamme non si concretizza solo nell’atto di appiccare l’incendio, ma anche nella fase preparatoria, nel godimento sperimentato nel vedere gli oggetti ardere, nello sperimentare il proprio potere sulle fiamme, nel riempirsi gli occhi con la distruzione provocata ed, infine, nel sentire l’eco del proprio atto distruttivo dai notiziari.

La piromania possiede una ingente occorrenza con una serie di fattori caratteristici del background di chi ne è affetto, alcuni possibili fattori predisponenti risultano essere: prolungate ed irrimediabili assenze genitoriali; abusi fisici e/o sessuali subiti in tenera età; genitori non monitoranti rispetto ai comportamenti dei figli; genitori anaffettivi, che negano affetto e tenerezza; in definitiva un ambiente familiare disorganizzato e disfunzionale.

Almond et al. hanno individuato quattro modalità attraverso cui la piromania prende forma, studiando detenuti condannati per incendi dolosi all’interno di una prigione psichiatrica britannica:

  1. Modalità adattiva: quando l’incendio è stato impiegato come strategia risolutiva ad un evento esterno, ad esempio al fine di distruggere le prove su una scena del crimine.
  2. Modalità espressiva: quando l’incendio diviene uno strumento per esprimere stati psicologici interni scagliandosi contro obiettivi esterni, assumendo un significato simbolico ed emotivo. In questo caso le fiamme colpiscono maggiormente scuole o costruzioni pubbliche.
  3. Modalità integrativa: quando l’incendio viene utilizzato come strumento per affrontare insostenibili stati psichici interni, per porre l’attenzione su di essi e per chiedere aiuto. In questo caso gli obiettivi risultano essere parti del proprio corpo, la propria casa o gli ospedali nei quali si è magari subito un ricovero.
  4. Modalità conservativa: quando il fuoco serve ad eliminare una fonte esterna di frustrazione al fine di ripristinare il proprio stato di benessere, in questo caso assume una funzione catartica e vendicativa.

In definitiva, la piromania è una condotta che serve a chi la agisce per esprimere ed elaborare, in maniera ovviamente disfunzionale, propri vissuti emotivi ed esperienziali connessi con la personale storia del soggetto, con la sua personalità e con il suo funzionamento. Tali atti sono, dunque, dotati di senso e non casuali. Seppur si tratti di una personalissima modalità di entrare in contatto con una dolorosa parte del sé, il piromane ha piena coscienza dell’atto che compie è per questo imputabile e punibile. È importante sapere che l’alleanza terapeutica, quando autentica, risulta dare buoni miglioramenti!

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