Il matrimonio è un’istituzione universale comune a tutti i popoli e presente sin dall’epoca delle società primitive. Sia esso religioso o civile, determina un legame socialmente riconosciuto dalla comunità ed è caratterizzato da un cambiamento individuale e sociale dei soggetti che lo contraggono. Oltre agli aspetti legali e sociali, palesi a noi tutti, ciò che contraddistingue il matrimonio sono i meccanismi psicologici che con esso si innescano. Il fattore cambiamento la fa da padrone, difatti, tale istituzione si fonda sulla costruzione di una relazione incentrata sulla diade, a discapito dell’individualità e sulla capacità di prendersi un impegno reciproco che rispecchi il tanto temuto “per sempre”. Sposarsi vuol dire anche modificare il proprio status nel contesto sociale di appartenenza; ne consegue una ridefinizione della propria identità, che tenga conto del nuovo ruolo societario acquisito.
Nonostante la forza che si trae dal non essere più soli nell’affrontare la realtà, la costruzione del legame matrimoniale porta con sé una serie di problematiche, a volte difficili da superare. Innanzitutto bisogna adattarsi alla vita di coppia, ristabilendo norme, ruoli, funzioni, spazi di libertà e momenti di intimità. I difetti, celati nel periodo di fidanzamento, si palesano col vivere nella stessa casa, ed una paio di calzini, lasciati costantemente ai piedi del letto, possono diventare il pretesto di discussioni continue. L’adattamento alla vita matrimoniale vuol dire anche e soprattutto mettere in atto modelli appresi dalle proprie famiglie di origine. Solitamente si cerca di imporre i propri modelli all’altro, innescando così una serie di conflitti che porta, in buona parte dei casi, alla creazione di nuovi modelli condivisi dall’emergente nucleo familiare. Altre volte questo non accade, producendo un clima di tensione che sfocia facilmente nella discussione e, talvolta, le differenze sono così inconciliabili da predisporre una rottura.
La difficoltà dei legami matrimoniali sta proprio nel processo di costruzione che li caratterizza, una negoziazione continua rispetto alle singole scelte, siano esse semplici (dove passare il Natale, quali mobili acquistare) o complesse (l’educazione da dare ai propri figli, i valori da tramandare). In questo processo di negoziazione, in cui si supera la fase di idealizzazione del “due cuori ed una capanna”, “e vissero felici e contenti per sempre”, ambo le parti cercano di avere un peso maggiore rispetto alle scelte da prendere, creando fazioni e trincee in cui rintanarsi ad aspettare la propria vittoria. Questa fase necessita, per un buon superamento, della predisposizione all’ascolto, della comunicazione e di una buona capacità di gestione delle proprie emozioni.
Gottman parla, in merito, di intelligenza emotiva per la coppia. Secondo l’autore non sono i motivi del disaccordo o del conflitto a determinare la durata di una relazione, bensì le modalità utilizzate per affrontarli. Nel confronto i partner portano esigenze e consapevolezze emozionali differenti. Da qui l’importanza di saper riconoscere e utilizzare le emozioni, proprie e del partner, per gestire i conflitti di coppia in modo costruttivo e funzionale alla crescita. Laddove manchi l’alfabetizzazione emotiva si fa spazio tra i coniugi una distanza sempre maggiore, che può portare alla rottura. L’essere una coppia non presuppone che le personalità dei coniugi si fondano, bensì i partner mantengono la propria individualità e dunque anche una personale ed individuale gestione della propria vita emotiva; ciò è dovuto ad una diversa educazione e caratterizzazione culturale dei soggetti. Le persone ricevono un’educazione, nella maggioranza dei casi, differenziata sulla base di convenzioni sociali, per cui alcuni vengono educati a riconoscere e far ricorso all’emotività rispetto agli episodi della propria vita, altri vengono indirizzati a restare maggiormente su un piano concreto e cognitivo, che si fondi sulla razionalizzazione delle esperienze.
La maniera ottimale di approcciarsi alle discussioni, sulla base dell’intelligenza emotiva, è avere disponibilità ad ascoltare davvero l’altro, a prescindere che si condivida o meno il suo pensiero; evitare accuse e svalutazioni rispetto al partner; esplicitare come il comportamento dell’altro ci fa sentire in quella determinata circostanza.
In definitiva, il matrimonio è un passo determinante che comporta, oltre che una crescita personale, un’esperienza in cui mettere in campo le proprie emozioni. Possono sopraggiungere momenti di difficoltà ma, attraverso il rispetto, la comprensione e la comunicazione, li si può superare. Nel caso in cui non ci si riesca a rialzare da soli, chiedere l’aiuto di uno psicologo potrà aiutare la coppia a gestire in maniera migliore i propri conflitti, a verbalizzare le proprie emozioni, e rimettersi in viaggio verso un futuro condiviso.