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Dolore a distanza: il lutto ai tempi del coronavirus

Questo strano periodo di isolamento forzato ha chiamato le persone a compiere uno sforzo impietoso, ossia, rinunciare al contatto, alle relazioni, alla socialità. L’essere umano è un animale sociale ed, in quanto tale, naturalmente portato all’interazione con altri individui. A dimostrazione di ciò, in psicologia il ritiro sociale, l’isolamento, l’evitamento delle situazioni interattive sono comportamenti, talvolta, considerati come sintomatici da intendersi come un campanello d’allarme.

Ancora più dolorose sono le situazioni in cui questa nuova condizione ci impone di vivere il dolore a distanza per la perdita di una persona cara.

Quando una persona amata si ammala gravemente e, non possiamo vederla o starle vicino nelle ultime ore della sua vita, come possiamo gestire tutto il nostro dolore? Come si può elaborare il lutto di una morte non vissuta?

Bisogna innanzitutto riconoscere e conoscere i sentimenti che situazioni così difficili innescano, partendo dal senso di impotenza, derivato dal non aver potuto nulla contro ciò che è accaduto. Situazioni simili svelano la nostra vulnerabilità ed i naturali limiti dell’essere umano; questo senso di impotenza dovrebbe essere riconosciuto ed accettato e non rigettato o vissuto come senso di colpa. Dopo aver dato un nome a questo primo stato emotivo, bisognerebbe provare a focalizzarsi sui dati di realtà, ossia sull’impossibilità di svolgere un ruolo attivo; non possiamo attribuirci alcuna responsabilità circa l’esito tragico che dovremo elaborare.  

In base alle dinamiche relazionali che caratterizzano la nostra rete familiare o amicale, con modalità diverse, è fondamentale ricorrere alla condivisione, letteralmente alla divisione per mezzo della comunicazione, di uno stato emotivo troppo pesante, difficile da contenere da soli. Trasformare, dunque, questa enorme sofferenza in un tempo di avvicinamento con le persone a noi care, stabilendo o creando una comunicazione emotiva viscerale e sincera, semplicemente verbalizzando i nostri sentimenti, dando un nome a ciò che stiamo provando, dire “mi sento così…” ed accogliere lo stato emotivo dell’altro. Ciò non ridurrà il dolore provato ma creerà una rete più forte e solida per sopportarlo. Riuscire a stabilire dei tempi di condivisione emotiva, con un amico o un familiare, potrebbe significare creare un momento sicuro nel quale lasciarsi andare e rifugiarsi, magari attraverso una o due telefonate al giorno, o scrivendo una mail, messaggi vocali o sms, trovare il proprio modo, il proprio tempo ed il proprio interlocutore ideale.

Non bisogna avere pudore o vergognarsi di parlare dei propri sentimenti, delle proprie paure e della morte, che sono parte della vita e ci rendono umani. In questo momento particolare se un lutto dovesse stravolgere le nostre esistenze, e non potessimo godere dei riti abituali per poterlo celebrare, vi invitiamo a crearne di nuovi e personali. Ad esempio scrivendo una lettera, una mail, o mandando un messaggio vocale alla persona cara scomparsa, riattualizzando un gesto o un’abitudine che contraddistingueva la vostra relazione, servendosi dei nuovi canali di condivisione per gridare il proprio dolore, ad esempio condividendo un pensiero o una foto a lei dedicati sui social network, accendendo una candela in suo onore. Vi invitiamo ad attraversare il dolore assecondando il vostro istinto, in attesa di potervi rifugiare in un abbraccio noto ed accogliente.

Il lutto, secondo un modello noto e ben strutturato, attraversa cinque fasi di elaborazione, che accenneremo semplicisticamente per avere un quadro generale delle dinamiche. La prima fase è la negazione, il momento in ci si rifiuta di accettare la perdita; la seconda fase, la rabbia, provata nei confronti di se stessi, degli altri, delle istituzioni o del coronavirus; la terza fase è la negoziazione in cui si tenta di reagire all’impotenza cercando spiegazioni razionali per spiegare l’accaduto; la quarta fase di depressione caratterizzata da profonda tristezza per l’irrimediabilità della morte; ed infine la fase di accettazione che non coincide con la scomparsa del dolore, ma con l’accettazione dell’accaduto, riconciliandosi con sé stessi e con la realtà.

Nel caso in cui si sia costretti ad elaborare un lutto a distanza, in assenza dunque di riti funebri, di momenti di cordoglio condivisi con i nostri cari che hanno proprio la funzione di accompagnarci nelle fasi che condurranno all’accettazione, non ci resta che trovare strategie alternative. Si potrebbe verificare una sorta di falsa elaborazione, in un tempo stranamente veloce la nostra mente potrebbe indurci a credere di aver superato il lutto, in attesa di poterlo elaborare a dovere quando saremo in grado di affrontarlo, procrastinando la vera accettazione. Oppure potremmo ritrovarci nello stallo della fase di negazione o depressione, rallentando l’elaborazione, in attesa del momento in cui sarà possibile compiere il reale processo di accettazione, abbracciando i nostri cari e accompagnando con i riti attesi i nostri amati defunti. Sia che la mente ci illuda di aver superato tutto subito, sia che il dolore rallenti il suo corso stanziando in una delle fasi iniziali, in realtà ci si sta ponendo in attesa di un evento fattuale e reale che sveli l’accaduto e che ci renda pronti ad affrontarlo.

Indispensabile, quindi, è capire il senso del proprio dolore, collocarlo nello spazio e nel tempo, attribuirvi una causa e viverlo non come un macigno che impedisce il movimento e ci blocca in un tempo indeterminato, ma come un sentiero, sicuramente buio e tormentato, ma da attraversare, da percorrere, perché possa condurci in un posto nuovo, dove saremo persone nuove

Se sentissi di non riuscire a gestire il dolore puoi rivolgerti a dei professionisti! http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4616

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