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Autismo: conosciamolo meglio!

Molte sono le tecnologie sviluppate per individuare già in gravidanza eventuali patologie dei bambini, tali tecnologie permettono ai futuri genitori di esserne consapevoli e prepararsi al meglio alla gestione delle stesse. Ma se ciò non fosse possibile?

È questo il caso dei disturbi dello spettro autistico, disturbi del neurosviluppo ad insorgenza precoce, caratterizzati da difficoltà nell’interazione e nella comunicazione sociale e dalla presenza di interessi ristretti e comportamenti ripetitivi e stereotipati. Ad oggi non è stata individuata una causa univoca che permetterebbe l’individuazione anche precoce della patologia, difatti la sua insorgenza è multifattoriale in quanto ad essa concorrono fattori sia genetici che ambientali. Sembrerebbe che questi ultimi incidano in pari misura nello sviluppo della patologia, per quanto riguarda i fattori ambientali non si tratta di condizioni specifiche ma multivariate, tra queste l’esposizione a fattori teratogeni, ovvero fattori che in epoca neonatale producono anomalie o malformazioni nell’embrione, complicazioni nel corso del parto o problematiche postnatali. Ultimamente sembra che i disturbi dello spettro autistico siano più diffusi, molti più genitori sono informati rispetto all’esistenza della problematica e diverse sono le congetture proposte in merito. La spiegazione più verosimilmente adeguata è che c’è una maggiore attenzione e competenza delle figure che entrano in contatto con il bambino sin da piccolo (pediatri, insegnanti, genitori), tale specificità ha probabilmente permesso una maggiore segnalazione ed individuazione del disturbo, evitando così che i bambini continuassero a crescere con diagnosi sbagliate o nulle. Non sembra esserci una particolare predisposizione etnica, il disturbo è egualmente distribuito tra le varie nazionalità, c’è invece una prevalenza di genere il cui rapporto tra maschi e femmine è di 4:1. 

In cosa consiste?

I soggetti autistici presentano difficoltà nella comunicazione e nelle interazioni sociali nei differenti contesti di riferimento. Tali difficoltà possono consistere in approcci sociali atipici, fallimenti nelle normali conversazioni a due; mancata capacità di condivisione di emozioni, affetti o interessi; totale mancanza di iniziativa nelle interazioni sociali; capacità comunicative scarse nella integrazione di aspetti verbali e non verbali; assente o anomalo contatto oculare; atipico linguaggio corporeo; difficoltà nell’uso e nella comprensione del linguaggio non verbale; assenza o difficoltà nell’utilizzo dei gesti o delle espressioni facciali; difficoltà a modulare il proprio comportamento a seconda delle situazioni in cui ci si trova; difficoltà nel gioco immaginativo condiviso; difficoltà a sviluppare o mantenere rapporti amicali o, dimostrazioni di totale indifferenza ed interesse verso gli altri. Oltre alle difficoltà nella comunicazione e nell’interazione, risultano essere tipici nei soggetti autistici comportamenti, attività o interessi ristretti o ripetitivi al punto di cementarsi in stereotipie. Tra questi ecolalie (ripetizione di parole o vocalizzi, propri o altrui), stereotipie motorie (movimenti corporei ripetuti); uso ripetitivo di oggetti o frasi specifiche o domande; eccessiva adesione ad una routine specifica; ritualizzazione di comportamenti; difficoltà ad accettare cambiamenti che può manifestarsi in eccessiva selettività (es. rifiuto di alimenti di maggiore consistenza, mangiare sempre e solo gli stessi cibi, fare lo stesso percorso per raggiungere un posto); interessi estremamente circoscritti; eccessiva o scarsa sensibilità a stimoli sensoriali (apparente indifferenza al temperature troppo calde o troppo fredde, o al dolore); eccessiva attrazione per luci, oggetti che ruotano o superfici riflettenti.

Conseguenze

La sintomatologia descritta comporta notevoli scompensi al bambino, che si ritrova a dover affrontare una difficoltà doppia, quella di ritrovarsi con un funzionamento compromesso e quella di non riuscire ad integrarsi adeguatamente nel gruppo dei pari. Nonostante le difficoltà interattive le persone affette da autismo spesso ricercano ed anelano un rapporto con l’altro, pur non sapendo adeguare il proprio comportamento  a tal scopo e, non riuscendo a dimostrare espressivamente tale necessità. La gravità di compromissione è più attinente a taluni che ad altri, difatti è possibile trovarsi davanti a diverse condizioni sintomatologiche che permettono di distinguere soggetti autistici ad alto funzionamento e a basso funzionamento. I primi non sono compromessi a livello cognitivo, per cui presentano un quoziente intellettivo nella norma, mentre i secondi presentano un funzionamento cognitivo inferiore alla media di riferimento. Il livello di compromissione cognitiva, unito ad eventuali comorbidità mediche o psicologiche, sono importanti avvisaglie su quelle che potranno essere le conseguenze sintomatologiche che la persona si troverà ad affrontare nel futuro.

Cosa fare?

Qualora si pensi di essere di fronte a questo tipo di problematica è importante l’intervento tempestivo, bisogna quindi rivolgersi a professionisti specializzati nel settore, in quanto l’intervento precoce sui bambini a rischio potrebbe risultare decisivo per un decorso positivo e, quindi, una migliore gestione della sintomatologia futura. Se la diagnosi futura non confermerà la presenza di autismo, la terapia avrà comunque contribuito allo sviluppo di abilità e competenze del bambino. Solitamente l’età di riferimento per valutare eventuali necessità sono i due anni, periodo cruciale per lo sviluppo linguistico e relazionale del bambino. I trattamenti attualmente  utilizzati, a livello nazionale ed internazionale, per i disturbi dello spettro autistico sono di matrice comportamentale e cognitivo comportamentale. Tali trattamenti portano a risultati spesso soddisfacenti, agendo in maniera funzionale anche rispetto all’apprendimento delle autonomie e delle attività indipendenti, fondamentali per l’autonomizzazione nel prendersi cura della propria persona. 

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