Ciclo di vita, Il manuale del genitore, Psicologia Clinica, Tutti gli articoli

Selettività alimentare e disturbi dello spettro autistico

La selettività alimentare è un comportamento molto comune in numerosi disturbi neurotipici in modo particolare tra i bambini affetti da disturbi dello spettro autistico.

Cos’è e come riconoscerla?

La selettività alimentare per via delle sue caratteristiche di estrema limitatezza e non transitorietà, si differenzia dal rifiuto di mangiare o provare alcuni cibi proprio di una specifica fase dello sviluppo! Infatti questo comportamento riguarda il netto rifiuto di assaggiare alimenti che non appartengono al repertorio di cibi tollerato, tale selezione può essere compiuta in base al colore, alla consistenza, oppure all’accettare cibi solo se serviti in specifici contenitori ecc.  In sostanza si tratta di un comportamento caratterizzato da estrema rigidità nelle scelte alimentari e che comporta l’accettazione di un range ridotto di cibi, talvolta si giunge a tollerare meno di 5 alimenti. La letteratura scientifica ha reso noto che la selettività alimentare, nei disturbi dello spettro autistico, sia da riferirsi ad un’ipo o ipersensorialità, caratteristica molto presente tra i bambini affetti da autismo. Ciò li rende molto meno disposti a tollerare la diversità, sia nelle consistenze, che nell’odore, nel colore degli alimenti, o addirittura nel suono che producono alcuni cibi durante la masticazione. Talvolta, invece, è richiesta una presentazione estremamente rigida dei cibi nel piatto o dell’apparecchiatura della tavola. Tale differenziazione nei colori, nei suoni, nelle forme e nelle consistenze è percepita dai soggetti con autismo come una sorta di anormalità sensoriale, non conosciuta e pertanto non tollerabile, soprattutto è in grado di provocare importanti stati di ansia o paura, che condizionano la quotidianità ed il funzionamento sociale dei soggetti interessati.

Disturbi gastrointestinali

Una delle conseguenze più preoccupanti della selettività alimentare riguarda sicuramente le implicazioni che un’alimentazione ristretta può avere sulla motilità ed il funzionamento gastrointestinale del soggetto che ne è affetto. L’assunzione ridotta di cibi, per colore o consistenze, comporta l’esclusione di fibre e nutrienti indispensabili per la crescita ed il funzionamento neurofisiologico ed in maniera diretta potrebbero provocare malfunzionamenti quali gastrite, costipazione cronica, reflusso gastroesofageo o coliti. Tali implicazioni sono tanto diffuse e certificate in letteratura da aver richiesto l’intervento istituzionale del “Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics» rivista autorevole sulla quale sono state pubblicate le linee guida internazionali per la gestione dei problemi gastrointestinali dei bambini con autismo e DSA. Tali linee guida raccomandano complete valutazioni mediche, che coinvolgano una rete multidisciplinare di professionisti che va dal gastroenterologo, al nutrizionista, allo psicologo, rivolta ai bambini con autismo e sintomi gastrointestinali associati.  Oltre alle conseguenze mediche, la selettività alimentare comporta una serie di disagi nella quotidianità del bambino e della sua famiglia, essendo quella del pasto un’esperienza di importante relazione e socialità, soprattutto nella cultura occidentale. In base alla pervasività del disturbo le compromissioni possono essere più o meno gravi, vediamo come poterla affrontare.

Come intervenire?

Quando è presente la selettività alimentare e le cause organiche sono escluse è possibile servirsi di tecniche comportamentali poco pervasive ma molto efficaci, che possono essere addirittura risolutive o comunque condurre a risultati importanti e tangibili quando sono implementate da professionisti preparati e competenti, nello specifico è indispensabile far riferimento ad un equipe di supervisori e terapisti esperti ABA, scienza a cui dedicheremo un articolo nelle prossime settimane. Il “gioco del cibo” o Food Game è una ludotecnica che, in maniera graduale e giocosa, introduce di volta in volta nuovi alimenti nella dieta del bambino. Inizialmente è utile partire da cibi noti ed accettai dal piccolo, per poi distaccarsene in maniera molto graduale, magari presentando lo stesso cibo ma di una forma differente e così via. Di volta in volta il gioco prevede l’inclusione di cibi nuovi e progressivamente sempre più difficili da accettare, gli alimenti saranno introdotti sistematicamente e tutti i comportamenti del piccolo che si avvicinano a quello desiderato saranno ricompensati in modo differenziato. Il gioco prevede tre fasi:

  1. Guardare l’alimento
  2. Annusare l’alimento
  3. Manipolare l’alimento, ossia toccarlo esplorarlo e portarlo alla bocca.

Ci si servirà di cartelloni, flashcard rappresentati cibi nuovi e piccoli assaggi degli stessi. Sarà necessario rispettare i tempi del bambino, far durare il gioco non più di 20 minuti, approcciare ad esso in maniera positiva e sorridente e rinforzare lo sforzo ed il coinvolgimento del bimbo nel gioco in modo che possa ricordarlo come esperienza positiva.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *