Vi siete mai chiesti perché è così difficile accettare le critiche altrui?
Secondo un interessante articolo di una rivista spagnola un 70% del campione studiato non incasserebbe bene la critica e si sentirebbe ferito, il 20% la rifiuterebbe, negandola, e solo un 10% reagirebbe in maniera positiva, interiorizzandola, chiedendosi se apportare modifiche a tal proposito.
Il motivo?
Gli esperti sostengono sia un problema di insicurezza e bassa autostima. Uno stato mentale inadeguato ci porta ad avere una cattiva immagine personale e, quando una persona non sta bene con se stessa, respinge, si nasconde o si nega alle critiche che le muovono gli altri. In generale le persone sono comunque tendenzialmente restie verso i buoni consigli, e soprattutto verso qualsiasi forma di criticismo. Bisogna quindi stare molto attenti a fare critiche che siano costruttive e mirate a far del bene. La maggior parte delle persone non vuole ascoltarle davvero perché comunque dovrebbero rimettere in discussione l’idea che hanno di se stessi e anche la propria autostima.
Da cosa nascono? L’origine della critiche può essere legata a:
- cambiamento di una situazione che ci dà fastidio, ci preoccupa o ci fa sentire a disagio;
- rafforzamento della nostra relazione con l’altra persona, perché abbiamo paura che si deteriori;
- accettazione della critica da parte del nostro interlocutore per facilitargli questo compito.
Perché a volte l’esito delle critiche non segue le direttive appena descritte? La verità è che quando formuliamo o riceviamo una critica, commettiamo vari errori: a volte non scegliamo il momento giusto e la critica sembra forzata, non naturale; altre essa è camuffata da consigli non richiesti e tesa a fare dei confronti con situazioni simili vissute da altre persone, tralasciando la tipicità e l’unicità propria di ciascuna condizione. Tutto questo ha un effetto negativo per la persona che riceve la critica, qualcosa che può deteriorare in modo profondo la relazione e causare problemi di autostima e di fiducia.
Cosa fare?
Nel caso in cui l’altro stia attraversando un momento personale difficile, avrà scarsa fiducia in se stesso e subirà pressioni nell’ambito lavorativo o familiare, bisogna sempre ricordare che la persona che critica si rivolge all’immagine che ha di chi le sta davanti e non alla persona in sé. Non dobbiamo dimenticare che tutti possiamo sbagliarci e che ammettere un errore o riconoscere un’alternativa migliore quando ce la mostrano, non ci fa fare una brutta figura, ma può addirittura risaltare la nostra capacità di riflessione e miglioramento. Dobbiamo renderci conto che una critica sempre sarà influenzata dalle credenze, dagli stati emozionali e dai modelli di condotta di chi la realizza, per cui non sarà mai oggettiva ma potrà comunque essere uno spunto di crescita ed evoluzione del nostro stato. Non dobbiamo smettere di criticare un comportamento o un lavoro fatto male solo perché la persona sta passando un momento di poca fiducia in se stessa, però dobbiamo sempre comunicare le critiche in una maniera corretta e rispettosa. Una regola valida per tutti: la critica deve essere sempre costruttiva va sempre mossa a quattrocchi ed in privato anche perché la presenza di altre persone non favorisce l’ascolto, inoltre, durante la discussione saranno coinvolti fattori personali ed emotivi anche piuttosto intimi che non sempre si vorrà mostrare o condividere con estranei.