Ciclo di vita, Psicologia pratica, Tutti gli articoli

L’invecchiamento: perdita o conquista?

L’invecchiamento: perdita o conquista?

Tra le diverse età della vita la terza età è quella che desta più preoccupazione all’individuo. Sarò in grado di occuparmi di me autonomamente? Come impiegherò le mie giornate quando non avrò più un lavoro? Queste le domande che affollano la mente quando si pensa all’invecchiamento. Cosa ci aspetta all’arrivo nell’estrema età adulta? Scopriamolo insieme!

La vecchiaia ai nostri giorni corrisponde ad un’età diversa rispetto all’antichità. L’allungamento del ciclo di vita, grazie ai progressi in campo medico, ci permette di iniziare a parlare di invecchiamento dai 65 anni in poi, e di vecchiaia oltre i 70 anni. Da un punto di vista sociologico questa età corrisponde all’uscita dai contesti produttivi, mentre, da quello psicologico, ad una ridotta capacità di attenzione, percezione e memoria. Il ritiro dall’attività lavorativa può suscitare un senso di vuoto, oltre che la perdita di contatti sociali e routine stabilizzate nel tempo, il che comporta inevitabilmente una completa riorganizzazione della propria esistenza. Il tempo e le energie a disposizione sono ridotte rispetto al passato per cui diminuisce anche la progettualità, in favore di riflessioni e rimpianti sui bei tempi andati. Ciò che risulta avere un maggior peso nella vita dell’anziano è la riduzione delle occasioni di contatto sociale, la perdita o l’ammalarsi di amici o del partner, e la difficoltà ad accettare costumi e valori delle generazioni giovani; tutto ciò crea nell’individuo sensazioni di solitudine, inadeguatezza e disadattamento difficili da fronteggiare.

Nonostante a livello neurologico determinati cambiamenti siano inevitabili, il nostro cervello ben si adatta alla nuova età, creando degli accomodamenti specifici. Il cervello, abituato nel corso dello sviluppo ad attivarsi in maniera sempre più specializzata e localizzata, inizia invece ad attivare aree maggiori per compensare le proprie perdite. Non tutte le abilità cognitive subiscono un decremento, è necessario infatti distinguere tra abilità cristallizzate ed abilità fluide, le prime restano stabili nel tempo ( ad esempio il vocabolario, la capacità di esprimersi con un certo lessico), le seconde sono legate a memoria e ragionamento (mutevoli con il passare del tempo). Altro fattore che non varia è l’intelligenza emotiva. A tal proposito le ricerche attuali hanno ipotizzato che una stimolazione della parte emotiva e un arricchimento affettivo possano fungere da basi per “l’invecchiamento di successo”. La ricerca sull’affettività ritiene che un invecchiamento di successo non sia compromesso dalla perdita di abilità, bensì dalla mancanza di flessibilità nel reagirvi, dall’incapacità di fare del proprio cambiamento di status un’occasione di trasformazione positiva e di ridefinizione del sé. Le risorse affettive possono compensare le perdite cognitive e la riduzione delle capacità esecutive.

Un modello adeguato di compensazione, che permetta di bilanciare perdite e guadagni dell’invecchiamento, è il SOC acronimo che sta per Selezione, Ottimizzazione, Compensazione

  • Selezione; ridurre lo spettro di attività, non si può più fare tutto ciò che si faceva prima, per cui creare una gerarchia di importanza delle attività, scegliendo quelle a cui dedicarsi più intensivamente.
  • Ottimizzazione; elaborare nuove strategie per affrontare i compiti, evitare un eccessivo investimento di energie favorendo una focalizzazione sul compito.
  • Compensazione; sostituzione dei mezzi da utilizzare e dosaggio bilanciato delle attività, per cui avvalersi di supporti fisici o tecnologici per il raggiungimento dei propri obiettivi.

Questo modello, insieme alla promozione di uno stile di vita attivo (active aging), permette di definire le caratteristiche per una vecchiaia di successo:

  • Evitare troppe attività (creare un calendario settimanale in cui distribuirle evitando di sovraccaricarsi)
  • Avere una vita sana (fare delle passeggiate, mangiare in maniera salutare, avere una giusta quantità di ore di sonno)
  • Coinvolgimento attivo nella vita sociale (frequentare circoli o club, per i più audaci iscriversi a corsi di ballo o a tornei di bridge)
  • Mantenere attivi i propri contatti sociali (telefonare ed incontrare familiari e amici vecchi e nuovi)
  • Tenere allenati corpo e mente, magari creandosi degli hobby che sostituiscano l’attività lavorativa precedente

Si definisce “invecchiamento riuscito” quello che seleziona gli obiettivi da raggiungere, ottimizza le risorse a disposizione e compensa la perdita di risorse. Nonostante l’individuo debba impegnarsi di per sé per il raggiungimento di questo stato, è anche la società ad avere una responsabilità importante nella creazione di condizioni ed opportunità di crescita e sviluppo personale. Gli anziani hanno bagagli di esperienze e conoscenze che superano le semplici nozioni che potrebbe restituirci un libro nella sua lettura. Molti di loro sono stati genitori ed hanno avuto il tempo di capire quali siano stati i propri sbagli nel ruolo da genitore, per questo spesso sono maggiormente in grado di relazionarsi in maniera corretta con i propri nipoti, sono custodi delle prime cotte adolescenziali, e saggi consiglieri nelle scelte di vita, spesso unico aiuto e supporto delle famiglie di oggi obbligate ad avvalersi di aiuti esterni nell’organizzazione della vita familiare. Queste e mille altre sono le motivazioni che rendono l’invecchiamento non solo gradito ma utile alla società, una risorsa in cui investire e non un’età da dimenticare!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *