La “spirale della violenza” è la rappresentazione grafica di un ciclo di dinamiche messe in atto in maniera sistematica e graduale da un uomo violento nei confronti di una donna, generalmente la propria partner.
La violenza viene agita intenzionalmente e gradualmente dal partner violento in maniera subdola e celata, cominciando con tipologie di violenza meno visibili, quali quella emotiva e psicologica. Le intimidazioni di questa prima fase si traducono in coercizione, minacce e controllo economico.
Segue l’isolamento, durante il quale l’uomo violento scoraggia prima e impedisce poi i rapporti della propria partner con la sua rete familiare, con le sue amicizie e con l’ambiente lavorativo, limitando in questo modo l’autonomia e l’indipendenza della donna.
Ne consegue una svalorizzazione di qualsiasi attività compiuta dalla donna, di tutte le aspirazioni che persegue e le opinioni che dichiara. Questo strumento serve ad asservirla a farle crollare l’autostima che nutre in se stessa e ad assumere come inconfutabile il punto di vista dell’aggressore, avendo perso la possibilità di confrontarsi con altre menti al di fuori di quella del proprio aguzzino.
Lo stato di totale isolamento fa sì che la donna smarrita nella propria solitudine percepisca la situazione che sta vivendo come stabile ed incontrovertibile. Ella non può chiedere aiuto, non ha più nessuno ed è ipercontrollata. Spesso questa condizione sfocia in segregazione, un inasprimento dell’isolamento volto a prevaricare l’autodeterminazione della donna.
Accade dunque che la violenza si manifesti nella peggiore delle sue forme, l’aggressore sente di avere il pieno controllo sulla partner, la sente come un oggetto di sua proprietà e se la donna prova a ribellarsi o ad allontanarsi dal violento, quest’ultimo la aggredisce fisicamente, per ristabilire la gerarchia e trattenerla a sé tramite il terrore. In questa fase le aggressioni subiscono un escalation che include le violenze sessuali, le donne sono costrette ad avere rapporti sessuali contro la propria volontà. Spesso questi stupri non sono riconosciuti come tali dalle stesse vittime per via della convinzione di dover assolvere ad un dovere coniugale basato su un inaccettabile ruolo culturalmente stereotipato.
A questo punto l’uomo mette in atto una dinamica volta a confondere la donna, per trattenerla a sé, imprigionata all’interno di questa spirale, le false riappacificazioni. In questo periodo, noto anche come luna di miele, l’uomo confessa alla donna un finto pentimento, le promette che cambierà, si comporta con infida gentilezza e la riempie di lodi e regali. Questa fase temporanea è strumentale volta ad esercitare un ulteriore controllo sulla donna, la quale si convince della sincerità delle parole e dei gesti del partner, vuole credere nel cambiamento dell’aggressore per proteggersi dal dolore che comporta la presa di coscienza della reale situazione che sta vivendo.
Infine l’uomo violento, quando è presente una prole, si serve del ricatto sui figli: minaccia la compagna di portarglieli via qualora decidesse di allontanarsi da lui, facendo leva sulle mancate conoscenze della donna dei propri diritti legali a causa dell’isolamento che è costretta a vivere.
Le donne che vivono queste terribili situazioni non sono sole, hanno la possibilità di essere accompagnate in un percorso di liberazione e di emancipazione dalla condizione di violenza che sono costrette a vivere, accedendo ad un supporto tout court, psicologico, legale, informativo e di servizi, fornito dai centri antiviolenza.
Se ti senti in pericolo chiama il 1522!