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Bambini in quarantena, come preservare il benessere psicologico?

Il periodo che stiamo vivendo è lontano da qualsiasi situazione avremmo mai potuto immaginare sia come società che come singoli esseri umani. Se il Covid-19 ha creato una falla nei ben articolati progetti presenti e futuri degli adulti, portando incertezza ed instabiltà, come ha inciso nelle vite dei bambini?

Inizialmente la chiusura delle scuole, e il tempo conquistato a casa con i propri cari, ha creato un clima più simile a quello di una vacanza che a quello di una quarantena. Successivamente con il lockdown completo tutto è cambiato. La situazione presentata come provvisoria è andata dilungandosi procrastinando un ritorno alla normalità.

Niente più visite ai nonni, niente più compagni di classe, squadra di calcio, corsi di nuoto, niente più possibilità di vivere alcuna forma di socialità. Se i bambini delle scuole primarie hanno avuto accesso ad una sorta di preservazione di routine, con lezioni e verifiche online attraverso le quali mantenere un, seppur minimo, contatto con il gruppo classe (con le tristi e note eccezioni di chi si è trovato senza mezzi adeguati per usufruirne), per i bambini della scuola dell’infanzia il tempo si è fermato inesorabilmente.

Cosa succede allora nella mente dei bambini?

In uno stadio di sviluppo in cui è ancor lontana la possibilità di produrre un pensiero ipotetico, astratto, il bambino vive il presente, e ha bisogno di dare una spiegazione agli eventi attraverso concetti semplici e chiari ma soprattutto reali, che non lascino spazio a fantasticazioni compensative. Per intenderci, dire ad un bambino che bisogna solo stare un po’ a casa ma non sta succedendo nulla di che, creare striscioni e cartelli di “andrà tutto bene” e poi ascoltare ossessivamente notiziari, video di aggiornamento su nuovi positivi al contagio e morti, condurre chiamate allarmate ed angosciose in merito all’argomento con familiari o amici, crea una discrepanza tra ciò che decidiamo di dire ai bambini e ciò che apprendono da soli tramite l’osservazione dei nostri comportamenti. Tale discrepanza finirebbe per articolarsi nella mente del bambino con la creazione di scenari fantasticati e catastrofici che possono andare ben oltre la realtà,  è così che un tentativo di protezione si andrebbe a convertire in una certezza di paura. 

Ritenere che la quarantena dei bambini sia più semplice rispetto a quella degli adulti perché “non capiscono ciò che sta accadendo” e possono giocare tutto il giorno è estremamente sbagliato, come evidenziato anche da un recente servizio del noto programma “Le iene” https://www.iene.mediaset.it/2020/news/coronavirus-bimbi-scuole-chiuse-quarantena_776031.shtml . Innanzitutto non tutti hanno a disposizione case abbastanza grandi da permettere ai bambini di avere spazi dedicati. Situazione ancor più grave, non tutti hanno una vita familiare felice, immaginiamo come possa essere per un bambino vivere in un clima di violenza familiare agita o anche solo assistita, con l’obbligo di dover restare in casa per mesi tutti i giorni. Altra situazione difficile da gestire in quarantena per i bambini è la morte delle persone care senza aver avuto alcuna possibilità di elaborarla, basti pensare a tutti quei bambini che hanno perso, ad esempio, i nonni in questo periodo difficile, magari proprio quei nonni con cui si passava il maggior tempo della propria giornata mentre i genitori erano al lavoro (per approfondimenti sul lutto in quarantena https://www.psiconovel.it/dolore-a-distanza-il-lutto-ai-tempi-del-coronavirus/). 

Quali comportamenti possono essere simbolo di uno stato di sofferenza?

L’Ordine degli Psicologi del Lazio in collaborazione con la Sapienza ha attivato un progetto che indaga lo stato di salute mentale degli individui durante questa pandemia. Tenendo in considerazione alcuni dei dati ottenuti possiamo ipotizzare i maggiori comportamenti a cui prestare attenzione per evitare che diventino problemi più grandi in futuro:

  • Benessere apparente, bambini che sembrano estremamente diligenti, più bravi, fanno meno capricci, non reagiscono, accettano passivamente la situazione. Questo potrebbe costituire una sorta di benessere apparente che nasconde uno stato di impotenza percepito dal bambino, il quale si sente responsabilizzato e risponde come un adulto, inibendo le reali emozioni provate.
  • Regressioni a fasi di sviluppo precedenti, tornare a cercare oggetti abbandonati precedentemente, come ciucci, peluche ormai abbandonati, o praticare comportamenti ormai superati che evidenziano un tornare al passato, come volere i propri genitori vicini durante il sonno, può essere simbolico di una ricerca di sicurezza negli stati precedenti, un assecondamento della necessità di sentirsi protetti in un momento in cui ci si sente spaesati.
  • Disturbi del sonno, difficoltà ad addormentarsi, agitazione nel sonno, incubi, frequenti risvegli, possono scaturire non solo dall’alterazione dei ritmi quotidiani e della motilità, ma anche essere la manifestazione di ansie e paure, uno sbocco per le emozioni negative sperimentate ma non verbalizzate dal bambino.
  • Sbalzi d’umore ed irritabilità, episodi di irascibilità e rabbia o malumore senza alcuna causa apparente, o anche iperattività difficile da gestire, possono essere manifestazione sia di un accumulo di energia non dissipata a causa dell’obbligata inattività, sia una interiorizzazione di stati di tensione, agitazione, ansia e paura percepiti nell’ambiente domestico.
  • Spossatezza e perdita di iniziativa, i bambini potrebbero apparire svogliati anche rispetto ad attività precedentemente svolte con interesse, fino a sentirsi sempre più apatici e demotivati, tale condizione potrebbe essere frutto di malessere psicologico o di vissuti depressivi, dovuti ad un adattamento alla situazione di isolamento, ora percepita come di sicurezza, che li mette in una condizione di stallo con poca o nessuna spinta verso il “fare”.

Come preservare il benessere psicologico dei bambini?

Creare una adeguata routine, evitando di spostare ad oltranza l’orario della messa a letto ne quella della sveglia mattutina, lo stesso vale per i giorni feriali e quelli del weekend. Si tratta di fissare dei veri e propri obiettivi nell’arco della giornata, non solo riempire il tempo; predisponendo una linea di orari da seguire e dedicando alcune attività solo al weekend si avrà una maggiore percezione dello scandire del tempo evitando di rendere ogni giorno uguale al successivo. 

Aiutare i bambini a verbalizzare le proprie emozioni, ascoltando il racconto di eventuali incubi, chiedendo la spiegazione di qualche disegno che sembra esprimere sensazioni negative, rispondendo con sincerità a domande sulla pandemia che possono apparire scomode adeguando la spiegazione all’età del bambino. 

Creare momenti di svago e giochi fisici, con l’ingresso della fase due si avrà maggiore possibilità di offrire ai bambini attività fisiche vere e proprie attraverso passeggiate e giochi all’aperto negli orari consentiti. Nei giorni di maltempo è consigliabile dedicare qualche ora della giornata al gioco in casa non essendo eccessivamente rigidi su ordine e confusione ma lasciando libertà di espressione con la promessa di riordinare insieme il tutto terminato il gioco. 

Favorire le relazioni, non solo attraverso semplici videochiamate che spesso accolgono l’attenzione dei bambini solo per poco tempo, potrebbe essere utile inventare dei giochi o delle attività da fare a distanza con i propri familiari oppure organizzandosi con le famiglie dei compagni di classe siano esse dei giochi, delle sfide in cucina, il gioco dei mimi, letture animate di storie, rappresentazioni teatrali e tutto ciò che la fantasia vi suggerisce.

Se ritenete che i vostri bambini siano sopraffatti da questa condizione e non sapete come comportarvi rivolgetevi ad un professionista tramite l’apposita sezionehttps://www.giornatapsicologiastudiaperti.it/

Nel prossimo articolo daremo ulteriori consigli ed informazioni utili per tutti quei genitori che si occupano di bambini con disturbi dello spettro autistico, non perdetelo!

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