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Tu e l’ambiente che rapporto avete?

Avete mai pensato all’importanza che ha l’ambiente in cui vivete?

Quanto può influire il contesto all’interno del quale agite quotidianamente?

La psicologia ambientale, nata agli inizi degli anni ’70 negli USA, studia ed analizza il comportamento umano, i pensieri e gli affetti che lo determinano, in relazione all’influenza degli stimoli ambientali. Quesiti come: perché in un ristorante preferiamo sederci con le spalle al muro o al centro della sala? Oppure: perché su un aereo scegliamo il posto accanto al finestrino? Trovano risposte nell’ involucro entro il quale la mente umana vive e come si rapporta con esso.

Questa interessante disciplina prende in considerazione sia gli aspetti cognitivo-percettivi nella relazione individuo-ambiente, sia quelli affettivi ed emotivi che legano l’individuo a determinati spazi. Ad esempio, una delle aree di studio è quella dell’Environmental Assesment, che comprende l’interazione tra le azioni che l’individuo mette in atto nell’ambiente e le informazioni offerte dall’ambiente stesso; al contrario, il Cognitive Mapping (mappe cognitive) considera gli aspetti cognitivo-percettivi, legati alla capacità di acquisire e utilizzare delle conoscenze spaziali non solo in generale, ma anche nella vita quotidiana.

Gli ambiti di applicazione della psicologia ambientale si possano riferire sia agli ambienti costruiti cioè i luoghi di abitazione, studio e lavoro e il relativo soddisfacimento personale; sia  alle relazioni tra ambienti, intese come le comunità e le piccole e grandi città, in cui il coinvolgimento personale, la percezione del rischio, la capacità di difesa e di fronteggiare lo stress da inquinamento, rumore e caldo giocano un ruolo fondamentale nel processo di conservazione dell’ambiente.

Di conseguenza la ricerca ha investito su metodologie specifiche quali questionari, focus group e interviste, mirati a migliorare il benessere e la qualità della vita dell’individuo nel rapporto con il proprio ambiente, nel senso più ampio del termine. Dunque se è risaputo che la connessione mente corpo genere benessere psicologico, la mission della psicologia ambientale è puntare su una “bellezza ambientale” che riduca il disagio e lo stress psicologico e migliori l’attenzione e le esperienze personali legati al proprio habitat esperienziale.

Sebbene il concetto di bellezza e comfort siano concetti meramente soggettivi, Kaplan e Kaplan (1989) hanno individuato 4 caratteristiche che rendono un luogo maggiormente attraente:

  • Coerenza: “questione di stile”. Le cose devono essere legate da un principio di fondo, essere concordi tra loro;
  • Leggibilità: “dimmi cosa hai nel tuo studio e ti dirò chi sei e cosa fai”. Gli elementi devono far capire a cosa è destinato quel contesto e parlare anche di chi in esso opera;
  • Complessità: “Ciò che è complesso attrae” quindi spazi diversi ad altezze diverse, con piani di profondità differenti, numerosità e variabilità degli oggetti sono indispensabili;
  • Mistero: “Libero spazio all’esplorazione”. Spazio e oggetti celati alla vista diretta per aumentare la curiosità di chi osserva l’ambiente e la sua attrattiva;

Necessario aggiungere l’importanza di elementi naturali che, inseriti tra le mura di una stanza, aumentano il benessere psicologico e fisico riducendo lo stress, la pressione arteriosa e i sintomi patologici di ansia e depressione (ad esempio per i traslochi o trasferimenti), agiscono su processi attentivi, migliorandoli e generando uno stato di rilassamento generale. Altri elementi da non sottovalutare sono i colori, la disposizione degli oggetti e utilizzo dello spazio, la luce, il tipo di oggetti e loro significato, la presenza di effetti sonori, le comodità.

Sicuramente il rendimento lavorativo migliorerebbe se ci fosse la possibilità di lavorare in spazi ampi e luminosi che possano consentire di abbattere i confini tra capi e dipendenti, pareti colorate e scrivanie ampie adatte per una pausa caffè e quattro chiacchiere con i colleghi. Anche a scuola si creano ambienti a misura di bambino; spazi adatti per favorire l’accessibilità di materiali in modo autonomo e svolgere le canoniche attività curriculari quali disegnare, leggere e scrivere.

Per dirla alla Dewey, la psicologia ambientale studia il rapporto individuo ed ambiente in un’ottica transazionale cioè tale relazione trova la sua definizione nell’interazione stessa delle due parti più che dalla presenza di ciascuna di esse. In altri termini questa disciplina mostra il ruolo attivo che il soggetto esercita nella percezione, dovuto non solo a come esso si rapporta al mondo, ma anche all’azione che avviene nello spazio. E’ questo campo formato dalla transazione tra soggetto e ambiente il vero costruttore del dato percettivo. In tal senso si creano le basi per un approccio multidisciplinare in cui la “Psicologia ambientale” insieme agli studi della “Psicologia architettonica” e della “Geografia comportamentale” (settori di studi affini) concorrono a valutare la relazione di un soggetto reale, che nell’ambiente si muove, agisce, cerca punti per renderlo in qualche modo solido ed affidabile, e che può non solo adattare se stesso all’ambiente ma adattare l’ambiente a sé.

Alla luce della lettura di questo articolo provate a rispondere alle domande in apice e fateci sapere la vostra!

 

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