Il nuovo matrimonio di un genitore o l’inizio di una nuova vita di coppia stabile sono eventi che richiedono una radicale riorganizzazione della vita familiare, in quanto i figli diverranno componenti di una nuova famiglia. L’esigenza di integrare la nuova figura, il nuovo o la nuova partner all’interno del sistema familiare preesistente richiederà la formazione di nuove relazioni e la riorganizzazione di quelle già vigenti, provocando, talvolta, una forte tensione nel bambino, stato d’animo che potrebbe influenzare l’edificazione del nuovo legame.
Alcuni studi hanno risposto a due domande cruciali relative a questo particolare momento della vita di alcuni nuclei familiari:
- Cosa accade in quel momento?
- Quale aiuto può agevolare la transazione?
In risposta alla prima domanda consideriamo uno studio longitudinale di Hertherington che ha considerato le conseguenze di un divorzio sui bambini alla luce di un nuovo matrimonio di uno dei genitori. Ovviamente di seguito faremo riferimento esclusivamente a relazioni funzionali e positive. Per il genitore, la nuova relazione comporta solitamente degli effetti nettamente positivi, in quanto tende a diminuire la solitudine, l’ansia, la disorganizzazione domestica, nonché la preoccupazione economica. La relazione tra nuovi partner e figli può collocarsi, invece, su un continuum caratterizzato da estremi opposti, l’estremo coinvolgimento ed il disimpegno. Da un lato il nuovo adulto sceglie di adottare uno stile relazionale tendenzialmente onnipresente, quasi limitante, mosso dall’ansia di instaurare “tutto e subito” una relazione stabile e profonda. Dall’altro, invece, i nuovi adulti scelgono di essere emotivamente disimpegnati, mostrandosi piuttosto distanti e disattenti e sentendosi poco in dovere di contribuire all’educazione del bambino. Quest’ultimo atteggiamento può essere dovuto ad una reazione immediata dell’infante, il quale nelle prime fasi del rapporto potrebbe reagire con diffidenza o opposizione, spaventato o confuso dalla nuova condizione che sta vivendo, considerando il nuovo o la nuova partner come un rivale o un intruso. I bambini, infatti, potrebbero adottare un’attitudine comportamentale ostile e distaccata, rifiutando i tentativi di stabilire un’interazione. Questa reazione è molto comune quando il nuovo assetto familiare compare quando i figli hanno intorno ai 9 o 10 anni di vita, i nuovi partner divengono progressivamente intolleranti rispetto al difficile comportamento assunto dal ragazzino o dalla ragazzina e tendono ad innescare un circolo vizioso che comprometterà la costruzione di una relazione funzionale. Esistono anche delle situazione in cui grazie all’accoglienza dell’infante o al giusto compromesso di tempo e vicinanza offerti dal nuovo partner, le nuove relazioni hanno esito positivo e sfoceranno in un attaccamento caloroso e funzionale.
Come comportarsi allora per agevolare la transazione?
- È necessario introdurre gradualmente la nuova persona nella vita del figlio! L’adattamento e l’accettazione sono processi che richiedono tempo, soprattutto nel caso in cui i bambini abbiano già dovuto affrontare ed elaborare il trauma di una separazione tra i genitori ed abituarsi a costruire un legame a due, con un genitore alla volta! Magari presentare la nuova persona inizialmente in un gruppo con altre persone già note al bambino e gradualmente presentarla come compagna/o.
- Condividere esperienze. Raggiungere il bambino dov’è accogliere le sue passioni ed i suoi interessi e condividerli, bisogna essere molto empatici, rispettare i tempi dell’infante e ricordare che il suo benessere ha la priorità!
- Essere pazienti. Accogliere e rispettare le resistenze e le opposizioni, il bambino potrebbe percepire il nuovo arrivato come un intruso quindi bisogna costruire la relazione nel tempo e lasciare degli spazi esclusivi al bambino con il proprio genitore, in modo che possa continuare a sperimentare la sicurezza del suo legame privilegiato.
- Essere autentici e sinceri. Ciò che è nuovo crea abitualmente diffidenza, quindi è molto importante che il nuovo partner instauri un dialogo autentico e reale con il bambino, attraverso il quale si presenta, parla di sé, della propria vita, scegliendo uno stile comunicativo adatto all’età dell’infante. Esplorandosi poco alla volta il nuovo diverrà noto e l’interazione sarà caratterizzata da maggiore sicurezza che travolgerà l’iniziale diffidenza.
Speriamo che il nostro articolo vi sia stato utile e vi invitiamo a raccontare e condividere le vostre esperienze!