L’articolo di oggi si occupa di fare chiarezza su una fetta di popolazione sempre più in crescita: i mancini. Quanto ne sapete in merito? Per molto tempo e in molte ricerche del passato sono stati ritenuti come soggetti “anormali” o aventi segni di debolezza psicofisica; non a caso i bambini venivano obbligati, con non pochi sforzi, a scrivere con la mano destra. Naturalmente, adesso sappiamo che non vi è nulla di sbagliato nell’essere mancini. Come spiegato di recente da una rivista americana non vi sono prove a suggerire che i mancini abbiano uno svantaggio fisico o psicologico. Il fatto che costituiscano il 10-15% della popolazione generale e che questa caratteristica sia rimasta stabile col passare delle generazioni fa pensare che il mancinismo non sia una debolezza evolutiva, come credevano molti professionisti in passato. Inoltre, questa tendenza presenta anche alcune differenze fisiologiche e neurologiche dai destrimano. Le ricerche sono ancora incomplete ma vediamo insieme cosa è noto ad oggi sulle persone mancine.
I mancini possono essere in grado di utilizzare entrambi gli emisferi del cervello, in modo più facile ed efficace poiché secondo uno studio australiano essi tendono a stabilire connessioni più veloci tra le due sezioni cerebrali: questo porta ad un’elaborazione delle informazioni più rapida. Gli autori dello studio hanno valutato la performance dei partecipanti basandosi su un compito teso a verificare il tempo di trasferimento dei dati tra gli emisferi, ed un compito che richiedeva l’utilizzo di entrambi gli emisferi contemporaneamente. La ricerca ha rivelato che i partecipanti mancini erano più rapidi nell’elaborare le informazioni tra i due emisferi: un vantaggio cognitivo di cui potrebbero beneficiare in attività come sport e video games. Appunto per questo è stato scoperto che i mancini sembrano avere un vantaggio reale negli sport interattivi come box, scherma, tennis e baseball: questo vantaggio non vale anche per gli sport non interattivi come ginnastica o immersioni. È possibile che, grazie alla differenza nel loro orientamento fisico e nei movimenti, i mancini siano capaci di confondere gli avversari destrimano, abituati ad affrontare loro simili.
La mano che utilizzi può avere effetti sorprendenti sul modo di giudicare le idee astratte come il valore, l’intelligenza e l’onestà. Uno studio dimostra che sia le persone mancine, che quelle destrorse, possono essere implicitamente propense a scegliere il loro lato dominante. Nello studio, i partecipanti hanno osservato due colonne di illustrazioni e successivamente è stato chiesto loro di giudicare quale delle due sembrava loro più felice, onesta, intelligente e accattivante. I mancini hanno scelto implicitamente le illustrazioni della colonna sinistra, mentre chi usa la mano destra ha preferito le immagini sulla destra.
Stesso discorso è possibile farlo per l’organizzazione delle emozioni infatti uno studio del 2012 ha scoperto che nei mancini la motivazione è associata ad un’attività più intensa nell’emisfero destro del cervello, mentre per i destrorsi è vero il contrario. Questo dato può avere implicazioni significative nella cura dell’ansia e dei disturbi dell’umore che a volte vengono trattati mediante stimolazione del cervello per intensificare l’attività neurale dell’emisfero sinistro.
Molti esperti e diversi studi hanno indicato un collegamento tra il mancinismo e la creatività. La ricerca ha scoperto che i mancini si comportano meglio nel pensiero divergente (la capacità di pensare a diverse soluzioni per un unico problema), una caratteristica cognitiva della creatività. Tuttavia, è importante notare che gli studi mostrano un rapporto di correlazione, non di causalità, pertanto non sono interamente esaustivi. Non a caso sembrerebbe che il cervello dei mancini avrebbe un emisfero destro più sviluppato: si tratta della zona cerebrale maggiormente coinvolta nel pensiero creativo. Ad integrare ciò sembra che alcuni bambini, crescendo da mancini e vedendosi diversi dai loro compagni, possono aver sviluppato quella è conosciuta come “mentalità dell’outsider”, una tendenza ad avere un’immagine di sé più individualizzata rispetto a quella orientata al gruppo. Un simile atteggiamento mentale può predisporre una persona a sviluppare qualità come indipendenza e anticonformismo.