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Perché crediamo all’oroscopo? L’effetto Forer

Quante volte vi è capitato di sfogliare un quotidiano, di scorrere la bacheca dei social o alzare il volume durante un programma tv ed ascoltare, anche solo per curiosità, il vostro oroscopo? Dai più “credenti” ai più scettici, tutti almeno una volta si sono lasciati incuriosire dal potere delle stelle. 

Lo studio della posizione degli astri corrisponde ad analisi tangibili corrispondenti alla realtà, e si occupa di individuare le posizioni esatte dei pianeti in determinati momenti e periodi della vita. Nessuno può mettere in dubbio le misure relative a tali studi, ciò che risulta invece di ragionevole dubbio è il far corrispondere ai movimenti degli astri influenze circa il carattere ed il destino di una persona. Tale credenza si tramanda da tempi antichissimi, tanto che l’astrologia, ad oggi, è una delle discipline più consultate per comprendere sé stessi, per individuare caratteristiche del proprio partner ideale, per cercare spiegazioni sui propri avvenimenti di vita. Affidandosi a ciò, si ritiene plausibile che i 12 profili individuati dagli astrologi possano essere validi per i circa 7,7 miliardi di persone esistenti al mondo, cosa abbastanza surreale se pensiamo che indipendentemente da quale posizione avessero assunto gli astri al momento della nostra nascita, ognuno di noi cresce in ambienti differenti e vive situazioni esclusive che ci porteranno ad essere a nostra volta unici.

La psicologia ha provato a dare una risposta al perché, nonostante tutte queste obiezioni, tendiamo a credere e ad affidarci all’oroscopo, e lo ha fatto con l’effetto Forer.

Bertram R. Forer psicologo e docente universitario alla Universityof California di Los Angeles, nel 1948 mise a punto un interessante studio. Egli riteneva che la diagnosi clinica in psicologia, relativamente ai giudizi sulla personalità, dovesse basarsi su principi scientifici e non essere ritenuta valida solo se la persona si riconosceva in essa. A sostegno della sua tesi decise di indagare quanto le persone possano facilmente riconoscersi in profili personologici vaghi ed in affermazioni genericheaccogliendole come vere identificazioni della propria personalità. Utilizzò come cavie i propri studenti somministrandogli il Diagnostic Interest Blank, un blando test di personalità da egli ideato, che indagava hobby, aspirazioni personali e caratteristichesoggettive a cui avrebbe fatto seguire un’interpretazione qualitativa personalizzata per ogni studente. Nell’arco di una settimana restituì ad ogni studente l’interpretazione relativa alla propria personalità, richiedendo ad ognuno di mantenere il riserbo in merito con gli altri studenti fino alla lezione successiva. Nella realtà la restituzione fatta da Forer era la medesima per tutti e consisteva in frasi tratte dall’oroscopo di una rivista dell’epoca. 

Le affermazioni riportate erano: “hai bisogno di essere apprezzato e stimato dagli altri; tendi ad essere critico nei tuoi confronti; hai una grande quantità di doti che non hai ancora sfruttato a tuo vantaggio; hai qualche debolezza caratteriale che riesci a compensare adeguatamente; disciplinato e controllato fuori tendi ad essere interiormente insicuro e preoccupato; a volte hai dubbi e ti chiedi se hai preso la decisione corretta e se stai facendo la cosa giusta; a volte sei estroverso, affabile e socievole, altre volte sei introverso diffidente e riservato; alcune delle tue aspirazioni tendono ad essere irrealistiche; preferisci il cambiamento e la complessità piuttosto che restare schiavo di limiti e restrizioni; hai imparato a tue spese che è imprudente rivelarsi agli altri con troppa sincerità; quando hai una tua idea non accetti affermazioni altrui se non sorrette da prove soddisfacenti; uno dei tuoi obiettivi nella vita è la sicurezza

Forer chiese ai suoi studenti di fornire un punteggio da 1 a 5 sul grado di accuratezza del proprio profilo di personalità, la media dei risultati fu di 4,26, ovvero ogni studente si rispecchiava quasi totalmente nel generico oroscopo spacciato per una specifica indagine di personalità. 

La caratteristica essenziale che si riscontra negli oroscopi è la genericità delle affermazioni ed il fatto che non siano mai presentate singolarmente ma all’interno di un profilo globale che dia ad ognuno di noi l’idea di potercisi rispecchiare. Tenendo in considerazione il profilo usato da Forer possiamo renderci conto di come esso utilizzi contemporaneamente due poli opposti del carattere, come estroversione ed introversione, rendendo fruibile a chiunque tale identificazione. Inoltre, chi di noi non ha mai avuto un sogno da poter considerare irrealizzabile? Chi non ha mai avuto un dubbio rispetto a delle decisioni prese?

Forer rincara la dose asserendo inoltre che la credibilità di un profilo personologico aumenti quando le risposte date avranno un tono positivo, e saranno ritenute ancor più valide e personalizzate quanto più chi le fornisce sarà ritenuto autorevole e degno di stima, così come accadde a lui con i suoi studenti.

L’effetto Forer trova conferma anche in una delle caratteristiche più specifiche della mente umana, le euristiche. Con il termine euristiche ci si riferisce a delle scorciatoie cognitive che permettono alla nostra mente di sprecare meno energia possibile, di risolvere la dissonanza cognitiva tra tendenze caratteriali contrastanti, ed utilizzare di buon grado vie facili per ottenere delle risposte o delle informazioni, affidandosi così spesso a ragionamenti fallaci. 

E voi cosa ne pensate? È giusto il ragionamento di Forer o ritenete che negli astri si possa davvero trovare la chiave del proprio destino? Fateci sapere la vostra!!

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