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Amnesie nel morbo di Alzheimer: cause e conseguenza per i caregiver

Il morbo di Alzheimer è sicuramente una delle principali cause di amnesie, infatti uno dei primi e più noti sintomi della presenza di tale patologia è sicuramente una lieve compromissione della memoria. Man mano che la malattia progredisce i sintomi diventano più gravi, compromettendo sempre di più le facoltà mnestiche ma anche la capacità di svolgere attività quotidiane comuni, ledendo l’autonomia di coloro che ne sono affetti, si tratta di una delle principali cause del sopraggiungere della demenza.

Quali sono i danni alla memoria?

Si tratta di una compromissione importante e generale delle capacità di ricordare in quanto, in diversi casi, colpisce più centri della memora, alterando:

  • La memoria anterograda, comportando incapacità ad immagazzinare nuove informazioni
  • La memoria retrograda, con conseguenti difficoltà a ricordare eventi avvenuti prima del sopraggiungere della patologia
  • La memoria a breve termine, implicando difficoltà a ricordare ed elaborare informazioni recenti
  • Alcune forme di memoria implicita, alterando ad esempio la percezione degli stimoli verbali, ma risulta inalterata la memoria implicita procedurale

Cosa provoca i danni alla memoria nel morbo di Alzheimer?

Trattandosi di una patologia che colpisce gradualmente diverse aree del cervello è sicuramente da considerare una comorbilità di fattori, ma diversi studi hanno dimostrato come una riduzione della produzione dell’acetilcolina provochi una degenerazione dei neuroni situati sopra l’ippocampo, un’area cerebrale fondamentale per il funzionamento mnestico.

Quali sono gli effetti sui cargiver?

La malattia di Alzheimer coinvolge notevolmente la famiglia della persona malata, un impegno non solo assistenziale ma anche emotivo e relazionale, tale responsabilità può gravare sia sulla salute psicofisica del caregiver che sulle sue relazioni interpersonali; per questo è indispensabile prendersi cura dei cari affetti da tale patologia in maniera consapevole e funzionale, non disdegnando sostegno ed aiuto.

Cosa cambia?

Molto spesso ad ammalarsi di Alzheimer all’interno delle famiglie sono in nostri anziani e le nostre anziane, coloro che per lungo tempo si sono curati delle generazioni successive, dunque, questa inversione di ruoli familiari richiede una riorganizzazione ed una negoziazione delle relazioni esistenti fino ad un momento prima. Tale rivoluzione relazionale, che comporta un cambiamento di approccio dell’interazione, di cambiamento dei tempi, della qualità e dei luoghi della relazione, potrebbe destabilizzare il cargiver, lasciando il passo a stanchezza e scoramento, causate da decisioni difficili da prendere e conflitti intrafamiliari.

Con il progredire della malattia e con l’aumentare dell’amnesia e della perdita di autonomia del nostro caro, sono diverse le reazioni e le fasi attraversate da chi se ne prende cura. Nella fase iniziale vige l’incredulità e la non accettazione, ci si sente spiazzati dalla notizia ricevuta, ciò provoca un profondo stato di ansia che spesso conduce all’iperattivazione per provare a placarla, dunque si fanno ricerche incessanti, si cercano pareri medici differenti. Con il progredire della malattia, il caregiver giunge alla consapevolezza che nonostante l’amore e gli sforzi profusi la condizione del nostro caro non è reversibile e dunque sopraggiungono delusione, frustrazione, senso di impotenza che si traducono in rabbia, senso di colpa e nervosismo.

Uno degli aspetti più duri da metabolizzare per coloro che si prendono cura delle persone affette da Alzheimer è senza dubbio la progressiva amnesia che conduce gradualmente ad un disconoscimento reciproco. Da un lato il malato non riconosce più i volti ed i luoghi della propria vita e dall’altro i cari fanno fatica a riconoscere il proprio amato, perché spesso si è in presenza di una vita con memorie alterate, si assiste ad atteggiamenti diversi ed inaspettati rispetto a quelli noti, insomma si fatica a ritrovare la persona di sempre, questo aspetto aumenta nel caregiver il disorientamento, il senso di fragilità e di impotenza.

Cosa possono fare i cargiver?

Innanzitutto risulta indispensabile accettare la condivisione dell’assistenza, a seconda delle diverse condizioni, valutare aiuti da parte di altri familiari o di personale specializzato e qualificato, che magari possa prendersi cura al meglio della persona a noi cara. Nei momenti più difficili rivolgersi a diversi luoghi di supporto che possano aiutare ad elaborare la notizia appena ricevuta o il progredire della malattia, per agevolare il percorso di accettazione. Risulta poi fondamentale che coloro che si prendano cura delle persone affette da Alzheimer siano ben informati sulla malattia, magari per mezzo di specifici percorsi di parent training. La consapevolezza aiuterà a comprendere i cambiamenti ed i comportamenti che sembrano incomprensibili, riconoscendoli come esito della malattia e non come atteggiamenti intenzionali e deliberati. Inoltre una buona consapevolezza porterà a valutare soluzioni sempre più adatte e funzionali, a prendere decisioni sempre più adeguate al progredire della malattia, migliorando sia l’assistenza della persona colpita dal morbo che il carico emotivo di chi se ne prende cura. In definitiva è utile ricordare ai caregiver l’importanza di informarsi, conoscere ed accettare i propri limiti, non perdere di vista i propri stati d’animo ed i propri bisogni, condividendo problemi pratici e carichi emotivi e concedendosi periodi di riposo e recupero. Inoltre esistono associazioni di riferimento come la Federazione Alzheimer Italia oppure l’Associazione Italiana Malattia di Alzheimer (AIMA), a cui potersi liberamente rivolgere.

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